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Ripresa o nuova recessione
Dove e quando i punti di svolta

di Vittorio Carlini

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25 febbraio 2010
Ripresa o nuova recessione. Dove e quando i punti svolta

In marzo molte le scadenze ma le possibilità di proroga sono elevate. I tassi di riferimento poco rilevanti. Ben più importanti le manovre straordinarie in sostegno della liquidità. Senza dimenticare la dinamica del credito. L'obiettivo? Capire il timing dell'exit strategy

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Un'impostazione, quest'ultima, in generale condivisa da Cesarano: «Le pressioni, anche politiche, per ulteriori passi verso l'exit strategy sono forti; nel secondo trimestre ci proveranno. E però, in questo peridodo, diversi programmi statali di sostegno all'economia vengono meno (come la detrazione di 8.000 dollari per l'acquisto della prima casa negli Usa, ndr) o perdono di forza; la scommessa è vedere se l'economia è in grado di camminare da sola. Non si può escludere», insomma, qualche ripensamento sui tempi del ritiro delle misure straordinarie.

La dinamica del credito tolale come "lead indicator"
Ma non è solo l'attività d'iniezione di liquidità e l'acquisto di asset da parte delle banche centrali. C'è anche un altro elemento da passare ai raggi x: l'andamento del credito totale. Dice Mauro Vittorangeli, responsabile mercati obbligazionari Allianz Gi Italia Sgr: «L'enorme quantità di liquidità creata è rimasta nel sistema interbancario: il cavallo, come si suol dire, non beve. In tal senso una mano per capire quando si potrà assistere ad un cambiamento nelle politiche monetarie, ce la può dare la dinamica del credito. Fino ad ora, è sempre rimasta alta la quota in mano alle istituzioni finanziarie. Quando incomincerà a crescere quella nelle tasche di famiglie ed imprese, ecco lì ci saranno novità». Ma dove scovare i numeri che svelano l'evolvere della situazione? «In Europa basta dare un'occhiata alla dinamica della massa monetaria 3 nel sito della Bce. Rispetto agli Usa, invece, è la Fed che fornisce tutti i dati in questione».

Insomma, la partita è aperta, i giocatori sono al tavolo e le carte iniziano a girare. Anche se il rischio è che quelle di importanti giocatori, come per esempio, la Cina possano essere truccate. Un problema non di poco conto: il paese del Dragone è diventato un market mover importante. La notizia della vendita, da parte della Banca centrale di Pechino, di più di 34 miliardi di dollari in Treasury americani ha innervosito il sistema. La Cina, tornata seconda dietro il Giappone quale creditore di Washington, detiene la bellezza di 754,4 triliardi di dollari i titoli americani. Guardare alle mosse del Dragone, insomma, è essenziale. Sempre che i suoi sinuosi movimenti non siano una simulazione.

vittorio.carlini@ilsole24ore.com
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25 febbraio 2010
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